Da capo

Raramente, nella nostra vita, noi improvvisiamo. Raramente agiamo. Siamo per lo più agiti, nel senso che tutto ciò che facciamo e diciamo è fortemente condizionato da una serie di fattori culturali e ambientali che vanno dall’ampio spettro della nostra cultura di appartenenza a fattori più contingenti come il modo in cui si ci trattano le altre persone, fino al tempo metereologico di una precisa giornata. L’improvvisazione richiede che chi improvvisa diventi un semplice veicolo di trasmissione; il soggetto, con tutte le sue valutazioni razionali, il suo passato e il suo futuro, la sua stessa volontà intesa come decisione e messa in atto deve in qualche modo scomparire affinchè ci sia una vera improvvisazione. Sebbene avvenga nell’abbandono, l'improvvisazione nasce da una consapevolezza che potremmo definire molto più estesa di ciò che sperimentiamo nel nostro normale stato di coscienza.
La mancanza di ascolto è causa della mancanza di empatia, e lascia spesso frustrate entrambe le persone che stanno discutendo. Ciò spesso accade perchè non ci accorgiamo di ciò che veicoliamo a livello non verbale e di ciò che chi ci sta parlando veicola. Non è sempre ovvio che, quando qualcuno ci sta parlando, tutto quello che vuole dirci sta nel senso delle parole che sta dicendo. Il tipo di ascolto che abbiamo bisogno di utilizzare per godere appieno della musica, che per sua natura è fuori dal discorso (ovvero priva di significato), ha a che fare con l’improvvisazione. È un tipo di ascolto che è come un’improvvisazione, costantemente radicato nel qui ed ora, con un perenne punto di domanda su quale sarà il prossimo evento sonoro e perciò sempre immerso nella meraviglia.
w/ Pruni
Quanto a lungo deve vagare un suono grezzo prima di assumere una forma definita?
In un certo senso questa è «musica della contingenza»: qualcosa che, pur facendo affidamento alla nostra partecipazione in quanto performer, vive e cresce oltre il nostro controllo. Da un certo momento in poi, questa musica torna ad assumere la forma di un suono che testimonia l'impronta di una cosa che in qualche forma è accaduta, ma che è stata dimenticata.
Pruni è un esperimento musicale di Mirko Maddaleno e Lorenzo Maffucci.
Podcast

«Vurria sapè pecchè si me vedite facite sempe ‘a faccia amariggiata… / Ma vuie quanto cchiù brutta ve facite cchiù bella all’uocchie mieje ve presentate… / I’ mo nun saccio si ve n’accurgite?! / Ma cu sti mode, oje Briggeta, tazza ‘e cafè parite… / sotto tenite ‘o zucchero e ‘ncoppa amara site… / Ma i’ tanto ch’ haggi’ ‘avutà… e tanto ch’ haggia girà… c’ ‘ o ddoce ‘e sotto ‘a tazza fin’a ‘mmocca m’add’arrivà»
Ep. 4 - Cosa faremo in questi giorni di primavera, che rapidi s’avvicinano?
Con le voci di Saadia Cantelli, Alexander De Large, Stefano De Ponti, Davide Maldi, Cassandra Niccoli, boris nietzsche, Micol Roubini ed Enrica Zampetti.
«Consideriamo ad esempio un bambino che osserva una macchia gialla di sole sulla parete. Il bambino sperimenterà l’intensità, il calore, la forma, la brillantezza, il piacere della macchia. Il fatto che la macchia sia gialla non è molto importante; anzi, non lo è per niente. Per poter mantenere questa prospettiva sulla macchia il bambino non deve notare né essere consapevole del fatto che si tratta di una esperienza visiva. Ma il linguaggio costringerà il bambino a fare proprio questo: qualcuno entrerà nella stanza ed esclamerà: “Oh! Guarda che bella macchia gialla di luce!”».
«Il est temps, ô mon âme, il est grand temps, si tu veux te connaître toi-même. D'où tu viens, et où il faut te reposer. Mets-toi au travail, ô mon âme, il est grand temps». Con le voci di Giacinto Scelsi, Klaus Kinski, Maria Callas, Mario Del Monaco