Prendere la parola

 

Prendere la parola

Prendere la parola è il nuovo programma culturale del Centro di Documentazione — Pistoia: da febbraio a settembre ’21, ci occuperemo di libertà e scuola, educazione e pedagogia, con libri, film, laboratori, giornate di studio.

In risposta alla dittatura dei rettangoli video, abbiamo optato per un formato radio: adesso che la corporeità è assente, privilegeremo l’udito, l’ascolto, l’oralità.

Prendere la parola è un’iniziativa del Centro di Documentazione di Pistoia, con la collaborazione di CEDEI Italia, Editrice Eleuthera, Edizioni dell’Asino, Fango Radio, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia — Per la cultura #iorestoattivo.

Il progetto grafico di Prendere la parola ha visto la partecipazione di Codice 667 e Jackid_13: l’illustrazione che accompagna la rassegna è di Codice 667, mentre la copertina del prossimo numero del «Notiziario CDP» ospiterà l’illustrazione di Jackid_13.

w/ Centro di Documentazione di Pistoia

Il Centro di documentazione di Pistoia nasce negli anni sessanta per creare un punto di riferimento per il dibattito e l’analisi di quel periodo storico e della corrispondente realtà sociale e politica.
Base dell’esperienza del Centro è la continua verifica con la realtà concreta. La sua caratteristica originale, che rimarrà tale nel tempo, è quella di essere uno strumento di servizio nel campo della informazione e della controinformazione, rifiutando di creare preclusioni e steccati ideologici e pratici, nella convinzione dell’utilità dei confronti e delle contaminazioni tra ambiti e culture diverse.
Il patrimonio della biblioteca emeroteca Centro di Documentazione è stato donato al Comune di Pistoia alla fine degli anni settanta dall’associazione culturale Centro di Documentazione di Pistoia che lo ha raccolto nel corso della sua attività di studi e ricerche. Il fondo donato fino ad oggi è costituito da 4.000 periodici di cui 800 correnti; 34.000 opuscoli e volantini, 20.000 volumi. 

Podcast

19/06/2021

Ep. 5 - Fernand Deligny - I vagabondi efficaci (con Luigi Monti e Federica Lucchesini)

“I vagabondi efficaci” di Fernand Deligny (Edizioni dell'asino, 2020) con Federica Lucchesini e il curatore Luigi Monti

Si definiva un deragliatore, uno che lavorava per far saltare i binari di quei bambini che condizioni di vita opprimenti conducevano precocemente verso riformatori, case di rieducazione e manicomi. Educatore anomalo, defilato, antiaccademico, di impronta libertaria, Fernand Deligny ha lasciato molti scritti ma nessuno che intendesse “sistemare” la sua pedagogia. Quest’antologia ripercorre la prima metà della parabola “antipedagogica” di un grande, e in Italia pressoché sconosciuto, educatore e scrittore, che decise di passare la sua vita in mezzo a ragazzini disadattati, caratteriali, delinquenti, randagi e autistici.

Educatore più per caso che per vocazione, Fernand Deligny (1913-1996) diventa maestro a venticinque anni, in una “classe differenziale” di Parigi. Nel 1939 viene assunto al Padiglione 3, l’ala riservata ai bambini del manicomio di Armentières, che lui cerca di “aprire” sperimentando tecniche dell’educazione attiva. Nel 1945 gli viene affidata una comunità per minori delinquenti a Lille. Dopo poco più di un anno, l’insofferenza verso il sistema educativo per “l’infanzia in pericolo morale” lo costringe a chiudere. Nei successivi quindici anni costruisce La Grande Cordata, una struttura per la presa in carico “in cura libera” di adolescenti caratteriali e delinquenti. Nel 1967, l’incontro con Janmari, adolescente “encefalopatico grave”, gli offre il pretesto per dare avvio al suo ultimo “tentativo”: una “zattera sui monti” delle Cévennes dove Deligny rimarrà fino alla morte, condividendo le giornate con ragazzini autistici e mutacici, ma senza alcun intento terapeutico o riabilitativo.

“Pullulano attorno ai bambini in pericolo ‘morale’, delinquenti o disadattati. Subdoli partigiani di un ordine sociale marcio e ovunque in disfacimento, si affannano sulle vittime più colpite dal crollo: i bambini miserabili. Importuni e tenaci, si radunano come mosche e la loro attività ronzante e benefica camuffa il semplice bisogno di instillare in questa carne fresca i loro desideri d’obbedienza servile, di fiacco conformismo e di moralismo da strapazzo.”

Federica Lucchesini è insegnante della scuola secondaria di primo grado e redattrice della rivista "Gli asini"; Luigi Monti, redattore de "Gli asini" e insegnante di italiano nella scuola per stranieri “Frisoun” del comune di Nonantola (MO), ha curato "I vagabondi efficaci", che esce con la traduzione di Chiara Scorzoni.

12/06/2021

Ep. 4 - Rutas (con Roxy E. Montero Prens)

Proseguono in presenza le iniziative di “Prendere la parola”, il nuovo programma culturale del Centro di Documentazione di Pistoia centrato su temi di libertà, scuola, educazione, pedagogia.

Dopo i due incontri dedicati a Ivan Illich e la conversazione con Pietro Gaglianò, reperibili in podcast sul sito del Centro (www.centrodocpistoia.it), la rassegna prosegue sabato 12 giugno con la presentazione del libro “Rutas. Para el Desarrollo Integral de la Persona” di Roxy E. Montero Prens (Universidad del Sinú - Elías Bechara Zainúm, 2013), alla presenza dell'autrice, e sabato 19 giugno con “I vagabondi efficaci” di Fernand Deligny (Edizioni dell'asino, 2020), raccontato da Federica Lucchesini e dal curatore Luigi Monti.

Gli incontri si terranno entrambi alle ore 17:00 negli spazi all'aperto antistanti il bar della Biblioteca Sangiorgio di Pistoia (via Sandro Pertini). Sarà possibile partecipare in presenza oppure seguire gli incontri in diretta audio sul sito del Centro di Documentazione, dove saranno riascoltabili a partire dai giorni successivi.

"Prendere la parola" è un’iniziativa del Centro di Documentazione di Pistoia, con la collaborazione di CEDEI Italia, Editrice Eleuthera, Edizioni dell’Asino, Fango Radio, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia — Per la cultura #iorestoattivo.

Sabato 12 giugno 2021, ore 17:00 - Rutas. Para el Desarrollo Integral de la Persona (Universidad del Sinú - Elías Bechara Zainúm, 2013)

Rutas. Percorsi per lo sviluppo integrale della persona (Centro di Documentazione di Pistoia editrice 2021, in corso di pubblicazione) con l'autrice Roxy E. Montero Prens Incontro a cura di Luca Cioni e Giulio Civilini

Il libro “Rutas” è stato scritto nel 2005 con una prima edizione nel 2006 e una seconda edizione nel 2013. Il libro è pensato come guida per i facilitatori e le facilitatrici, nella quale si uniscono aspetti epistemologici, assiologici e metodologici.

Collocandosi nella prospettiva basata sulle potenzialità umane, il libro presenta una visione dello sviluppo umano che mette al centro la persona, le sue necessità, il suo potenziale e i meccanismi di facilitazione che avvicinano il soggetto all’acquisizione di autonomia nella gestione del proprio sviluppo.

“Rutas” cerca di entrare in aspetti metodologici concreti, come ad esempio: i ruoli, le relazioni e gli spazi di sviluppo. È per questo che viene proposto un modello dinamico nel quale vengono identificati elementi di riferimento in un sistema aperto che offre l’opportunità, sia a facilitatori esperti come a quelli novizi, di far proprio il modello, arricchendolo e trasformandolo. Il libro invita i lettori e le lettrici a riflettere sul proprio sviluppo, in modo da essere più coerenti nella facilitazione del processo di sviluppo di altre persone.

22/05/2021

Ep. 3 – Celebrare la consapevolezza – con Fabio Milana e Luigi Monti

Torniamo a parlare di Ivan Illich nel terzo appuntamento di “Prendere la parola”: Luigi Monti intervista Fabio Milana, curatore di “Ivan Illich, Celebrare la consapevolezza. Opere complete – Volume I” (Neri Pozza 2020).

La scuola come nuova religione universale [pp. 663-671]

«Cosa sia autentica religione, io non so. Ma voglio parlare di una specifica cattiva religione, una struttura rituale, che caratterizza il nostro tempo: della scuola e del suo potere mitogenetico. I riti hanno lo scopo di occultare agli occhi dei loro partecipanti la discrepanza tra fini e realtà sociali. Io credo che la scuola — l’andare a scuola, il percorso scolastico, la scolarizzazione — fa per noi esattamente questo. Il suo fine è uguale libertà di fratellanza per tutti. La realtà di cui essa ci rende schiavi è esattamente l’opposto. In linea di principio, per nessuno le porte della scuola si schiudono senza offrire almeno una chance. È appunto questa la colpa del non scolarizzato, qualora non si avvalga dell’insegnamento. Possiamo dunque vedere nella scuola un gioco rituale, il rituale di una promozione progressiva e competitiva attraverso cui il mito della società dei consumi si coltiva e conserva allo stesso modo presso i consumatori e i non consumatori, gli eletti e i dannati. Sulla carta la scuola sembra un processo perfettamente razionale. Ma in realtà non fa che diffondere con successo in tutto il mondo il mito della possibilità di un paradiso terrestre fatto di consumi continuamente crescenti.»

Fabio Milana è stato curatore degli “Scritti diversi” di Michele Ranchetti (Ed. di Storia e Letteratura, 1999-2000, 2009) e della raccolta documentaria “L’operaismo degli anni Sessanta. Da «Quaderni rossi» a «classe operaia»” (DeriveApprodi 2008, con Giuseppe Trotta). Sta curando per Neri Pozza la pubblicazione integrale delle opere di Ivan Illich, di cui esce, con “Celebrare la consapevolezza”, il primo volume.

Luigi Monti, attraverso l’associazione Giunchiglia-11, insegna italiano nella scuola di italiano per stranieri “Frisoun” di Nonantola (Modena). È redattore della rivista Gli asini. Per le Edizioni dell’asino, ha curato di recente l’antologia di scritti pedagogici di Fernand Deligny I vagabondi efficaci.

    03/04/2021

    Ep. 2 – La sintassi della libertà. Arte, pedagogia, anarchia – con Pietro Gaglianò

    Per il secondo appuntamento della rassegna di “Prendere la parola” presenteremo “La sintassi della libertà. Arte, pedagogia, anarchia” di Pietro Gaglianò (Gli Ori 2020); ne parleremo con l’autore. Le ragazze e i ragazzi della “Tribù della foglia verde” ci regalano i loro punti di vista sulla storia del pensiero anarchico e sui suoi intrecci con le arti.

    «È opportuno chiedersi cosa sia a guidare l’arte e l’attivismo sociale e cosa dovrebbe sempre orientare l’educazione. La risposta più generale che possiamo darci è che l’aspirazione comune a tutti e tre gli ambiti corrisponde allo stesso disegno che ha sempre ispirato il pensiero anarchico: un desiderio di libertà perseguito nella convinzione che tale libertà possa funzionare solo in uno spazio di uguaglianza».

    Partendo dal libro “La sintassi della libertà. Arte, pedagogia, anarchia” (Gli Ori, 2020), ripercorreremo gli ultimi due secoli di storia intrecciando le principali voci anarchiche con quelle dell’educazione libertaria, viste alla luce di esperienze pedagogiche alternative ed esperienze artistiche contemporanee che mettono in discussione i luoghi tradizionali dell’arte, il mito dell’artista e il suo ruolo in una società che voglia liberare il proprio potenziale di emancipazione.

    Pietro Gaglianò (1975) è critico d’arte e curatore indipendente. Dopo la laurea in architettura ha approfondito il rapporto tra l’estetica del potere e le contronarrazioni agite dall’arte, prediligendo il contesto urbano e sociale come scena dei linguaggi contemporanei, con una particolare attenzione per i sistemi teorici della performance. Nei suoi libri e nelle sue mostre è centrale la sperimentazione di formati ibridi tra arte e scienze sociali per coltivare la percezione politica dello spazio pubblico e della comunità. Su questo tema ha pubblicato, oltre a numerosi saggi, La sintassi della libertà. Arte, pedagogia, anarchia (Gli Ori, 2020) e Memento. L’ossessione del Visibile (Postmedia Books, 2016). Insegna in istituzioni italiane e statunitensi ed è attivo in progetti e reti internazionali che sperimentano pratiche di arte e pedagogia non formale per l’educazione contro la discriminazione.

      20/02/2021

      Ep. 1 – Ivan Illich, “Una fiamma nel buio” (con Giacomo Borella e Luigi Monti)

      Inauguriamo la rassegna di “Prendere la parola” con “Una fiamma del buio. Conversazioni” di Ivan Illich e David Cayley (Eleuthera 2020); ne parliamo col curatore Giacomo Borella e Luigi Monti.

      Nel 1989, David Cayley ha convinto Ivan Illich a concedergli un’intervista di otto giorni, che troviamo fedelmente riportata in Una fiamma nel buio: qui Illich, che da decenni rifiutava di farsi registrare («Chi vuole può leggermi, io non voglio raggiungere nessun altro») ripercorre le tappe più significative del suo percorso biografico e intellettuale tra almeno quattro continenti, una decina di lingue e una costellazione di saperi, nella sua sferzante critica alle istituzioni, al progresso e ai persuasivi e pervasivi miti che alimentano.

      * * *

      Ivan Illich (Vienna, 1926 – Brema, 2002) si è definito in molti modi:

      ♠ «Io sono un po’ luna e un po’ commesso viaggiatore, cerco chi ha perduto il suo orologio», ha detto citando la poesia 11 della raccolta di Vicente Huidobro Tout à coup (Parigi 1925)

      ♣ «Sono uno che sta a cavallo di una siepe, uno Zaunreiter, che è un vecchio termine per dire stregone. Con un piede sto sul mio terreno, quello della tradizione filosofica cattolica, su cui più di una ventina di generazioni hanno devotamente coltivato un giardino sui cui alberi hanno innestato con cura i germogli pagani, greci e romani. L’altro piede, che penzola all’esterno, è appesantito dal fango aggrumato e profuma delle erbe esotiche tra cui ho scarpinato»

      ♦ «Talvolta ci chiedono cos’è che siamo [qui al CIDOC]. Io rispondo che siamo fantasmologi: studiamo i fantasmi della gente»

      ♥ «Penso che qui dobbiamo preoccuparci di essere degli umoristi. Ossia gente continuamente consapevole dei vincoli e dei limiti delle categorie con cui pensiamo, continuamente cosciente che sviluppando l’immaginazione e osservando i fiori si possa immaginare un analogo di ogni sistema sociale che leggermente stonato, e che perciò ti fa sorridere»

      * * *

      Giacomo Borella, architetto, lavora all’interno dello studio Albori, che ha fondato con altri amici una trentina di anni fa, e si occupa di varie altre cose. È autore del libro “Per un’architettura terrestre” (Lettera Ventidue 2016), ha tradotto dall’inglese e curato la raccolta di scritti di Colin Ward “Architettura del dissenso” (Eleuthera 2016) e le nuove edizioni di “Il mutuo appoggio” di Pëtr Kropotkin (Eleuthera 2020) e delle conversazioni con Ivan Illich raccolte da David Cayley, “Una fiamma nel buio” (Eleuthera 2020). Ha collaborato con diverse riviste e testate tra cui il Corriere della Sera, Radio Popolare, Linea d’ombra, Lo straniero, Gli asini.

      Luigi Monti, attraverso l’associazione Giunchiglia-11, insegna italiano nella scuola di italiano per stranieri “Frisoun” di Nonantola (Modena). È redattore della rivista Gli asini. Per le Edizioni dell’asino, ha curato di recente l’antologia di scritti pedagogici di Fernand Deligny “I vagabondi efficaci”.